pagamento degli arretrati e aumenti

Via libera del governo al contratto per gli statali. Nuove regole, dalla stretta sull'assenteismo allo stop ai premi a pioggia. Ma, soprattutto, soldi in busta paga, come non accadeva da quasi un decennio. Il sì del Consiglio dei ministri dà il lasciapassare «al pagamento degli arretrati e degli aumenti», scrive su Twitter la ministra della P.A, Marianna Madia, dopo l'ok di palazzo Chigi all'intesa preliminare, raggiunta sotto Natale. Il primo effetto tangibile dovrebbe, infatti, coincidere con un assegno ah doc, da spedire entro febbraio sui conti dei circa 270 mila dipendenti della P.a centrale. Si tratta dell'una tantum con gli scatti già maturati. Si va dai 370 euro lordi della fascia retributiva più bassa ai 712 di quella più bassa (per una media intorno ai 492 euro).

D'altra parte il contratto copre tutto il triennio che va dal 2016 al 2018. Il 'gruzzolò dovrebbe finire nelle tasche degli statali entro il mese di febbraio, probabilmente con un 'bonificò a sé stante, staccato dallo stipendio. Anche perché il cedolino agli statali arriva il 23 del mese. Una scadenza forse troppo ravvicinata per completare tutto l'iter, che prevede anche la bollinatura della Corte dei Conti e la sottoscrizione definitiva, di rito, tra i sindacati e l'Aran, l'agenzia che segue le trattative. Da marzo, invece, scatteranno gli aumenti a regime, in media 85 euro mensili, sempre lordi (dai 63 ai 117, a cui aggiungere l'extra per le classi retributive inferiori). Che la tabella di marcia sia questa lo conferma la stessa Madia, parlando al Gr Rai. Alla domanda se l'una tantum possa sbloccarsi già a febbraio, quindi prima del voto, la ministra risponde: «L'auspicio, anche se ci sono dei passaggi formali, è che, sì, avvenga il prima possibile».

Fin qui quel che riguarda gli statali in senso stretto (ministeriali, dipendenti delle agenzie fiscali e del parastato). Meno del 10% di tutto il pubblico impiego, che tuttavia fa da apripista al resto dei 3,3 milioni di lavoratori. Tanto che entro il mese dovrebbe essere fatta anche per scuola, enti locali e sanità. Il comparto della P.a centrale dal «punto di vista numerico è il più piccolo, è però molto significativo perché riguarda le funzioni dirette dello Stato e soprattutto perché determina un quadro di riferimento», evidenzia la leader della Cgil, Susanna Camusso, che definisce l'ok del Cdm, come un «atto dovuto». C'è comunque soddisfazione da parte delle diverse sigle. Il sì di oggi «dimostra che i contratti si possono fare», dice Franco Martini, sempre dalla Cgil. «Finalmente una buona notizia», commenta Antonio Foccillo della Uil. «Dopo anni di ritardo ripartono le buste paga», sottolinea Massimo Battaglia della Confsal Unsa. E la Cisl con Ignazio Ganga rimarca come il passaggio a palazzo Chigi fosse «fondamentale». Il Governo, nel comunicato successivo al Consiglio, non manca di notare come «l'impegno assunto» sia stato rispettato.

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