Statali licenziabili?job act
«Certo che le nuove regole saranno applicabili anche ai dipendenti
pubblici. Tanto è vero che, quasi all’ultimo momento, è stata cancellata
la norma che ne prevedeva espressamente l’esclusione». Pietro Ichino,
senatore di Scelta civica, è tra le poche persone che hanno vissuto dal
di dentro la lunga trattativa sul Jobs act , prima come relatore al
Senato del disegno di legge delega poi nell’elaborazione collettiva del
primo decreto attuativo, quello sul contratto a tutele crescenti,
approvato in consiglio dei ministri alla vigilia di Natale.
La questione è tecnica e Ichino, da giuslavorista d’esperienza, entra nei dettagli: «Il testo unico dell’impiego pubblico stabilisce che, salve le materie delle assunzioni e delle promozioni, che sono soggette al principio costituzionale del concorso, per ogni altro aspetto il rapporto di impiego pubblico è soggetto alle stesse regole che si applicano nel settore privato». Ma c’è chi, come il ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia sostiene che gli statali sono esclusi, perché entrano per concorso e quindi seguono regole diverse: «Qualche volta - risponde lui - anche i ministri sbagliano, concorso non significa inamovibilità. E sbaglia chi voleva l’espressa esclusione dei dipendenti pubblici, come la minoranza di sinistra del Pd e probabilmente anche qualcuno all’interno delle strutture ministeriali. Non si rendono conto che il contratto a tutele crescenti costituisce l’unica soluzione possibile per il problema del precariato, anche nel settore pubblico. Il precariato è l’altra faccia, strutturalmente inevitabile, dell’inamovibilità dei lavoratori di ruolo». Nel suo blog Ichino scrive che servirebbe un chiarimento fra Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parla più volte di una «non identificata mano di estensore ostile alla riforma», alludendo a qualche tecnico dello stesso ministero.
Tratto da Repubblica che si ringrazia
La questione è tecnica e Ichino, da giuslavorista d’esperienza, entra nei dettagli: «Il testo unico dell’impiego pubblico stabilisce che, salve le materie delle assunzioni e delle promozioni, che sono soggette al principio costituzionale del concorso, per ogni altro aspetto il rapporto di impiego pubblico è soggetto alle stesse regole che si applicano nel settore privato». Ma c’è chi, come il ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia sostiene che gli statali sono esclusi, perché entrano per concorso e quindi seguono regole diverse: «Qualche volta - risponde lui - anche i ministri sbagliano, concorso non significa inamovibilità. E sbaglia chi voleva l’espressa esclusione dei dipendenti pubblici, come la minoranza di sinistra del Pd e probabilmente anche qualcuno all’interno delle strutture ministeriali. Non si rendono conto che il contratto a tutele crescenti costituisce l’unica soluzione possibile per il problema del precariato, anche nel settore pubblico. Il precariato è l’altra faccia, strutturalmente inevitabile, dell’inamovibilità dei lavoratori di ruolo». Nel suo blog Ichino scrive che servirebbe un chiarimento fra Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parla più volte di una «non identificata mano di estensore ostile alla riforma», alludendo a qualche tecnico dello stesso ministero.
Tratto da Repubblica che si ringrazia
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