Bilancio -riforma severino

È stata presentata come la riforma storica e taglia spese. Grazie al guardasigilli Paola Severino, nel dicembre 2011 ha preso il via il piano che ridisegna la geografia della giustizia con la chiusura di 30 tribunali, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace. Nell’era della spending review è meglio chiudere e risparmiare: più di cinquanta milioni in tre anni, secondo i calcoli del ministero. Ma ordine degli avvocati, personale dei tribunali e politici locali non hanno gradito promuovendo un braccio di ferro tra Roma e le sedi cancellate: manifestazioni, blocchi stradali e battaglie legali. Un caos, mentre otto sedi dalla Calabria al Piemonte, hanno presentato ricorso al Tar. Ora sono nel limbo della riforma: traslochi a metà, sedi ristrutturate e già chiuse, sprechi milionari, faldoni dimenticati, udienze in cortile e tante difficoltà.

ADDIO ALLE AULE
Nel paesone lombardo di Vigevano il tribunale è diviso a metà. Il penale è nel capoluogo Pavia mentre la sezione civile è rimasta nella vecchia sede insieme gli archivi perché non ci sono spazi sufficienti. Tonnellate di carta da una sede all’altra con tanti disguidi, a partire da un impiegato che si è trovato l’ufficio invaso dai faldoni perché nel trasloco si sono dimenticati gli scaffali. La battaglia per mantenere il tribunale a Vigevano è oggi nelle mani dell'ordine degli avvocati, guidato da Giuseppe Madeo, che ha presentato il ricorso al Tar, al momento respinto. «Il nostro - spiega Madeo - è davvero un tribunale diviso a metà: la commissione giustizia del Senato ha votato per tenerlo aperto, quella della Camera non si è pronunciata rimandando tutto alla commissione ministeriale che è l'unica che oggi può decidere». Un pasticcio che ha provato a risolvere anche il governatore Roberto Maroni: in un incontro recente con la Cancellieri ha chiesto di mantenere Vigevano, ma il ministro ha risposto picche.

Chi ha gettato la spugna è invece il tribunale di Sanremo, in Liguria, che con i suoi tredici magistrati in pianta organica è stato aggregato alla sede di Imperia, dove erano soltanto in sette. In questo caso il ricorso al Tar è stato presentato contro una decisione del presidente del tribunale di Imperia che, non appena uscita la riforma, ha emesso un'ordinanza per unire le due sedi. Dopo la puntuale bocciatura al Tar, gli avvocati si sono limitati a protestare andando in corteo da una città all'altra cronometrando il tempo per il viaggio: oltre un’ora. Non va meglio a Pinerolo (in provincia di Torino) dove la beffa è arrivata il 31 dicembre. Nel giorno del trasloco verso la metropoli, mentre gli operai spostano scatoloni e arredi, viene collaudato l’impianto di riscaldamento nuovo di zecca. Che nessuno userà, nonostante 800 mila euro spesi per ristrutturare l’intero palazzo. 

BUTTATI VENTISEI MILIONI
A Bassano del Grappa il governatore del Veneto Luca Zaia si è speso in prima persona per mantenere in vita il palazzo di giustizia, diventato nel frattempo l’emblema dello spreco: è appena stato completato con un investimento di 12 milioni di euro, ma le udienze hanno preso già la strada di Vicenza. L’accorpamento non ha funzionato e nel capoluogo gli uffici sono andati in tilt: a causa della carenza cronica di spazi le udienze si sono svolte anche all’aperto. A proposito di sprechi la cittadina di Levante Chiavari ne è l’emblema. I ricorsi contro la chiusura sono già al consiglio di Stato, mentre la Cittadella giudiziaria, 14 milioni di euro investiti a partire dal 2007, serve solo da archivio per il tribunale di Genova, che non regge l’urto di tonnellate di carta. «E pensare che in casa abbiamo tutto quello che abbiamo chiesto per anni: aula bunker, cablatura per intercettazioni e un sistema di riscaldamento che consente di risparmiare 690 mila euro l'anno. Ma è tutto inutilizzato», commenta sconsolato il presidente dell'ordine degli avvocati Marisa Gallo. Ecco come buttare al vento 26 milioni di euro per due sedi condannate all’abbandono.

ALLE FRONTIERE DELLA GIUSTIZIA
«L’accorpamento con Castrovillari è fuori da ogni logica: eravamo l’unico avamposto sulla fascia ionica, ora siamo stati spostati a 70 chilometri senza nessun collegamento ferroviario»: è una bocciatura senza appello quella di  Terry Madeo, avvocato di Rossano, in Provincia di Cosenza. Ora da Crotone a Taranto sono 300 chilometri senza un tribunale. Mentre la nuova sede di lavoro di Castrovillari già scoppia: progettata solo per l’utenza locale e appena collaudata, ora che il numero è raddoppiato è già troppo piccola. Le immagini pubblicate dalle pagine facebook del gruppo “ Io non chiudo ” sono eloquenti: faldoni ovunque, perfino ammassati sulle auto, e l’archiviazione è un lusso. Risultato? Rinvio quotidiano delle udienze perché non si trovano i fascicoli.

«Ora siamo alle prese con la ridistribuzione dei ruoli: con il cambio dei giudici significa spostare i processi penali di mesi, forse anni, andando incontro a un’infinità di prescrizioni» è la previsione della Madeo. Ecco come si lavora nelle sedi di frontiera, dove la presenza della malavita è più forte. Stesso copione di fascicoli persi e tanta confusione a Lucera, nel Foggiano, una zona ad alto rischio per la presenza delle organizzazioni mafiose. Nel vecchio tribunale è rimasta solo la sezione civile, mentre le delicate inchieste sui boss locali sono passate a Foggia. Dove a corto di aule e uffici si decide di prendere un’altra sede che sarà probabilmente in affitto da un privato. Il costo? Un milione di euro all’anno. Esattamente il doppio di quanto costava rimanere a Lucera.

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