Mobilità e sanità


Genova - È la fine del mito del posto fisso. Mobilità e sanità non hanno mai fatto rima, semmai negli ultimi anni la parola “esuberi” è stata utilizzata spesso come spauracchio per chiudere le trattative sindacali. Ora non più e la Asl 3, prima e finora unica azienda sanitaria della Liguria, è arrivata a una conclusione: sono duecento i dipendenti che possono essere messi in mobilità, quasi tutti amministrativi che complessivamente ora sono 685, esclusi ovviamente i dirigenti. Numeri da brividi di uno scenario allarmante anche se ancora lontano.
La mobilità è nella maggior parte dei casi l’anticamera del licenziamento o delpensionamento per chi ha maturato l’anzianità di servizio e ha i requisiti. Se Mario Rossi, impiegato a uno sportello, rientra tra i dipendenti in esubero, l’azienda deve verificare se può essere trasferito in altre amministrazioni pubbliche della città o della regione. Se non viene ricollocato mantiene il posto per due anni con stipendio all’80% (senza straordinari e incentivi), poi perde il lavoro.
Nel quartier generale della Asl genovese si parla di rischio mobilità da una settimana, da quando la Regione ha anticipato che l’anno prossimo potrebbero arrivare da Roma 75 milioni in meno per la sanità e di conseguenza i direttori generali dovranno predisporre bilanci al massimo risparmio e programmare altri tagli: la Asl 3 genovese dovrà spendere 25 milioni di euro in meno.
Il direttore generale genovese Corrado Bedogni risponde, seccato, che «non c’è un piano degli esuberi. Dobbiamo capire quanto dovremo risparmiare nel 2014. Al momento questevoci sono infondate».
tratto dal giornale secolo XIX che ringraziamo

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