Mobilita' Province

Mobilità dipendenti pubblici

L’esodo di massa dei dipendenti delle attuali province è dettato da due grandi interrogativi che questa riforma ancora non ha risolto rispetto alle risorse umane.

Il primo interrogativo riguarda il rischio esubero; tra le iniziative della diabolica spending review infatti c’è il taglio del numero dei dipendenti statali che in termini numerici si traduce in 24 mila posti di lavoro in meno tra dirigenti e dipendenti e per coloro invece che arriveranno alla soglia della pensione in meno di due anni si apre la porta della mobilità con la retribuzione mensile ridotta del 20%.

Il secondo interrogativo che ha portato alla fuga in massa dei dipendenti delle province verso altri lidi è l’incognita del trasferimento. Non son infatti indicate nella riforma le condizioni contrattuali e logistiche di eventuali spostamenti in altri enti locali siano essi regioni o comuni.

L’unione di questi due forti dubbi pendenti sul proprio futuro hanno quindi fatto scattare un esodo di massa verso la mobilità volontaria. Esiste solo un rischio fondato che ancora non è stato affrontato: gli enti provinciali potrebbero bloccare le richieste di mobilità volontaria costringendo di fatto alcuni dipendenti a subire le conseguenze di questa riforma sulla propria pelle, a proprio rischio e pericolo e senza alcuna tutela. Questa al momento è solo un’opzione, mai verificata che, se trovasse concretezza, bloccherebbe certamente questa diaspora crescente, ma non risolverebbe di fatto il problema, creandone invece di ulteriori.







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