mobilita' rapporto aran
Nella pubblica amministrazione resta difficile non solo licenziare ma anche semplicemente trasferire il lavoratore in caso di eccedenze di personale nell'ufficio nel quale e' impiegato. Secondo l'ultimo rapporto dell'Aran sulle retribuzioni, infatti, la mobilita' tra settori del pubblico impiego e' stata solo dello 0,1% del personale mentre quella 'intracomparto' (tra diversi uffici dello stesso settore) e' stata appena dell'1%. ''Colpisce, scrive l'Aran, la sostanziale impermeabilita' dei dipendenti fra i vari comparti''.
"E' difficile non vedere - si legge nel Rapporto dell'agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego - il completamento professionale che si potrebbe ottenere se a una esperienza lavorativa in una amministrazione locale seguisse, ad esempio, quella in una amministrazione centrale e viceversa. Purtroppo l'evidenza statistica nega decisamente che questa sia una pratica di qualche diffusione nel pubblico impiego nel nostro Paese". In tutto il pubblico impiego nel 2010 (ultimi dati disponibili) la mobilità intracomparto ha riguardato 33.944 lavoratori (l'1%) mentre quella extra comparto ha registrato solo 1.840 persone in entrata e 2.273 in uscita (circa lo 0,1%).
L'unico settore che ha visto una forte mobilità in entrata è quello della Presidenza del Consiglio (grazie anche a retribuzioni più alte della media, oltre 53.000 euro annui contro i 34.000 della media della P.A secondo il Conto annuale 2010) con 192 entrate (8,2%) e 5 uscite (0,2%) seguito dal servizio sanitario nazionale (3,8% all'interno del comparto, 0,1% extracomparto). La mobilità temporanea (comandi e distacchi) è un po' più utilizzata (0,4% in entrata, 0,5% in uscita) con la presidenza del Consiglio dei ministri al top delle richieste (1.645 comandati o distaccati a fronte di appena 75 usciti). "In realtà dietro gli episodi di comando e distacco - sottolinea l'Aran - c'é anche un interesse specifico del dipendente, il quale è parte attiva nella relazione che si instaura tra le amministrazioni. Queste fattispecie presentano tratti di profonda somiglianza con la mobilità volontaria".
La legge prevede da 11 anni (Dlgs 165/2001) la possibilità a fronte di eccedenze di personale di ricollocare il personale in esubero e in caso di esito negativo di questi tentativi alla messa in mobilità fino all'eventuale cessazione del rapporto di lavoro. Di fatto questa possibilità è rimasta inutilizzata ma nei giorni scorsi il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha detto che questo tipo di mobilità potrà essere utilizzata nell'applicazione della spending review anche se come "l'ultimo strumento".
"Dopo le misure rivolte al versante retributivo - scrive l'Aran - la necessità di offrire maggiori garanzie sull'effettivo raggiungimento del pareggio di bilancio ha rinnovato l'attenzione anche sul versante delle consistenze occupazionali". Si pone un obiettivo specifico, a valle dei tagli, "di riorganizzazione e di redifinizione degli assetti organizzativi e si definisce un pacchetto di misure di accompagnamento per gestire le eventuali eccedenze di personale che fanno leva sugli istituti della mobilità e della messa in disponibilità".
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